Pubblicato su politicadomani Num 86 - Dicembre 2008

Innovazione nella continuità
La politica estera bipartisan di Barack Obama, un Presidente democratico

La politica estera del prossimo inquilino della Casa Bianca è già stata tracciata dalla sua strategia di senatore di successo: dialogo e collaborazione con i repubblicani per affrontare in modo concreto i problemi reali

di Matteo Luigi Napoletano

Dagli USA una lezione di orgoglio
Accorrendo in massa alle urne per eleggere il loro Presidente i cittadini degli Stati Uniti hanno dimostrato ancora una volta la forza della democrazia di un grande paese unito

«Non importa come abbiano votato, gli americani tutti possono essere orgogliosi della storia che è stata fatta ieri. In tutto il paese, i cittadini hanno votato in gran numero. Hanno mostrato al mondo che li stava guardando la vitalità della democrazia americana, e i progressi che abbiamo fatto verso un'unione più perfetta. Hanno scelto un Presidente il cui percorso rappresenta un trionfo della storia americana: un testamento di duro lavoro, di ottimismo e di fede nella durevole promessa della nostra nazione...Sarà una visione entusiasmante vedere il Presidente Obama, sua moglie Michelle e le loro belle figlie varcare la soglia delle porte della Casa Bianca. Conosco milioni di americani che saranno ricolmi di orgoglio di fronte a questo momento del tutto ispirato, che essi hanno atteso così a lungo. Io so che l'amata madre e i nonni del senatore Obama sarebbero percorsi da un fremito nel vedere il ragazzo che hanno cresciuto salire le scale del Campidoglio e prestare giuramento di fedeltà alla Costituzione della più grande nazione che vi sia sulla faccia della terra. Ieri sera ho mandato un invito al Presidente eletto e alla signora Obama di venire alla Casa Bianca. E io e Laura siamo in attesa di accoglierli al più presto».
Sono queste le parole del Presidente George W. Bush, pronunciate il 5 novembre scorso, nei tre minuti di conferenza stampa delle dieci del mattino, all'indomani della notte elettorale. Queste parole indicano che, al di là del responso elettorale, anche il Presidente Bush considera l'avvento di Obama come una svolta storica, e inedita espressione della grandezza americana.
Il responso delle ultime elezioni presidenziali americane ha affermato ai massimi livelli il concetto di melting pot, del crogiolo di esperienze di cui è fatta oltre due secoli la storia federale americana. Non si tratta dunque solo di un Presidente nero; si tratta dell'incarnazione di una storia fatta di incroci continui fra razze e culture diverse; ossia della sintesi di tutto ciò che sono gli Stati Uniti d'America.
E questa elezione è, soprattutto e al di là di ogni possibile previsione, la sintesi della bipartisanship che ha informato di sé tutta la vita politica di Barack Obama. Non poteva esserci viatico migliore per il neopresidente eletto, della seduta al Senato del 15 ottobre, a venti giorni dalla sua consacrazione presidenziale. In quella sede, l'allora candidato alla Casa Bianca, insieme con la collega repubblicana del Maine, Lisa Murkowski, col deputato democratico Tom Allen, sempre del Maine, e con la Presidente del Comitato Ambiente e Lavori Pubblici del Senato, la senatrice democratica californiana Barbara Boxer, aveva annunciato la firma da parte del presidente Bush (e dunque la conversione in legge della Nazione) del Mercury Export Ban Act del 2008 (S.906), progetto di legge bipartisan, presentato da Obama e da Murkovski al Senato, e da Allen alla Camera dei Rappresentanti, nel marzo del 2007. Tale progetto aveva lo scopo di bandire l'esportazione del mercurio dagli Stati Uniti (attualmente ai vertici in questo campo). La legge era stata peraltro sponsorizzata dai senatori democratici Joseph Biden (Delaware, poi nel ticket di Obama come vicepresidente), Carl Levin (Michigan), and Ken Salazar (Colorado).
«L'approvazione del Presidente di questo progetto bipartisan – ha commentato Obama – è una vittoria importante per i milioni di cittadini del mondo più esposti ai dannosi effetti del mercurio ogni giorno. L'esposizione al mercurio porta a seri problemi di sviluppo nei bambini, come pure a problemi che colpiscono la vista, le capacità motorie, la pressione sanguigna, e negli adulti la fertilità. Nonostante i migliorati sforzi del nostro paese di contenere e recuperare il mercurio nel corso degli anni, rimaniamo uno dei massimi esportatori mondiali di questo pericoloso prodotto. Sono pertanto orgoglioso che questo progetto metta finalmente al bando le esportazioni di mercurio. Lodo pertanto la senatrice Murkowski, il congressista Allen e il presidente Boxer per aver lavorato in modo bipartisan con i gruppi industriali e ambientali per mettere al primo posto la salute delle donne incinte e dei bambini». La senatrice repubblicana Murkowski, dal canto suo, ha espresso il suo personale compiacimento per il fatto che questa importante legislazione avrebbe diminuito «le emissioni spurie di mercurio, specialmente nel mondo in via di sviluppo», e ha rilevato l'urgenza d'intraprendere passi adeguati per la difesa dell'ambiente e in particolare delle risorse ittiche. Rappresentando uno Stato particolarmente interessato al problema, il deputato del Maine Allen, altro firmatario del progetto di legge ha aggiunto che la gente del Maine avrebbe potuto mangiare il pesce comprato nei supermercati, anche se molto c'era ancora da fare contro l'inquinamento da mercurio.
L'unico problema di quello che è solo l'ultimo caso di bipartisanship in piena campagna elettorale è che il divieto di esportare mercurio entrerà in vigore soltanto nel 2013, e quindi a ridosso di un'altra campagna elettorale presidenziale, che avrà certamente la sua influenza. Sembra francamente un periodo troppo lungo, data l'urgenza delle misure precauzionali che si vogliono adottare. Può aver forse giocato in tal senso il negoziato avviato dai promotori della legge con i settori dell'industria chimica interessata, anche se è molto varia anche la tipologia dei gruppi di pressione che hanno sostenuto la legge (Consiglio per la Difesa delle Risorse Naturali, Consiglio degli Stati per l'Ambiente, Consiglio americano della Chimica, Istituto per il Cloro).

 

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